Auto green dal 2035. A Bruxelles si riparte sui carburanti sintetici
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AperturaAuto Gio 05 ottobre 2023

Auto green dal 2035. A Bruxelles riparte il braccio di ferro sui carburanti sintetici

Il via libera tecnico sui B-Fuel, voluti dalla Germania, può allargare la breccia anche per i biocarburanti, cari all'Italia. Intanto entra nel vivo l'inchiesta anti-dumping sulla Cina Auto green dal 2035. A Bruxelles riparte il braccio di ferro sui carburanti sintetici Auto
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Gli  E-Fuel fanno un passo in avanti ed indirettamente spingono anche la richiesta italiana sui biocarburanti. È infatti cominciata a Bruxelles  la discussione tecnica sull’uso dei carburanti sintetici dal 2035 in poi, quando sarà vietata la vendita in Europa dei motori a benzina e diesel.  E la questione E-Fuel  è tra i punti principali .

“Il comitato tecnico per i veicoli a motore si è incontrato oggi e gli e-fuel erano dell’ordine del giorno – ha confermato un portavoce della Commissione europea“. “Il comitato – viene spiegato – discuterà poi il documento con gli Stati membri e con l’Europarlamento per finalizzarlo il prima possibile”. L’obiettivo è presentare una proposta entro la fine dell’anno, mantenendo così la promessa fatta alla Germania durante le trattative che hanno portato al compromesso sul piano-auto green per il prossimo decennio.

Il braccio di ferro

L’approvazione del dossier auto 2035 aveva registrato un brusco stop proprio all’ultimo passaggio del suo iter. Alla vigilia del voto finale infatti una parte degli Stati membri, con Roma e Berlino in testa, aveva annunciato il voto contrario. Si era dunque formata quella che viene definita una “minoranza di blocco” in grado di stoppare ogni regolamento comunitario. Il “no” nasceva dal rifiuto del “tutto elettrico” in nome della salvaguardia dell’industria europea dell’auto e dunque di decine di migliaia di posti di lavoro.

Ne erano seguite settimane di trattative, con la Germania che spingeva per inserire tra le tecnologie permesse quella legata agli E-Fuel ed il nostro Paese che chiedeva il lasciapassare anche per i biocarburanti. La bozza di compromesso, poi approvata, ha previsto il solo via libera agli E-Fuel e non ai biocarburanti. Alla dura presa di posizione del governo italiano è seguito un mini-aggiustamento che lascia uno spiraglio, in sede di revisione del piano (prevista nel 2026),  anche per i biocarburanti di cui l’industria della Penisola è all’avanguardia. 

Ora che il patto sugli E-Fuel si concretizza nella discussione in Commissione, il governo italiano ha quindi una carta in più da giocare. “D’altra parte – è stato ripetuto anche nei giorni scorsi dal ministro dei Trasporti, Salvini – non si vede perché, dopo l’ok agli E-Fuel, non si possa fare lo stesso per i meno inquinanti biocarburanti”. E prima del 2026 c’è il voto europeo che potrebbe rimescolare ulteriormente le carte in favore della richiesta italiana.

Dumping cinese: ecco le prove

Entra nel vivo intanto il confronto con la Cina. Bruxelles ha infatti ufficialmente avviato l’indagine anti-dumping sulle auto elettriche del Dragone, annunciata giorni fa dalla presidente  von der Leyen.  L’organo esecutivo dell’Unione Europea, annunciando l’iniziativa, ha anche fornito  ” elementi di prova che dimostrano come le importazioni dei prodotti originari della Repubblica popolare cinese beneficino di sovvenzioni concesse dal governo“.

L’elenco delle prove è lungo: si va dal trasferimento diretto di risorse finanziarie alla rinuncia della pubblica amministrazione a entrate dovute, sino alla fornitura di beni o servizi pubblici per un corrispettivo inferiore all’importo che sarebbe adeguato. Inoltre, la Commissione ha riscontrato “vari sussidi, prestiti, crediti all’esportazione e linee di credito” concesse da banche pubbliche, obbligazioni sottoscritte “a condizioni preferenziali”, assicurazioni agevolate sulle esportazioni, sgravi ed esenzioni sulle imposte, sui dividendi e sull’Iva, nonché forniture sotto costo di beni quali materie prime e componenti.

Bruxelles, seppur tardivamente, prende dunque atto che l’invasione di auto elettriche cinesi

Si tratta di vetture  a basso prezzo e sovvenzionate, rappresenta una minaccia economica mortale per l’industria automobilistica europea. “Sulla base dei risultati dell’inchiesta – è la conclusione della nota Ue, – si stabilirà se sia nell’interesse dell’Unione porre rimedio agli effetti delle pratiche commerciali sleali riscontrate, imponendo dazi anti-dumping sulle auto elettriche prodotte in Cina”. L’inchiesta si concluderà entro un termine massimo di 13 mesi. Nella speranza che non sia troppo tardi.

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