Giorgia identitaria, si sente la differenza con il passato
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CommentoPrimo piano Mer 26 ottobre 2022

Giorgia identitaria, si sente la differenza con il passato

Erano parecchi anni che non si sentiva parlare un capo di governo e ieri con Giorgia Meloni si è sentita la differenza. Giorgia identitaria, si sente la differenza con il passato GIORGIA MELONI
Franco Bechis
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Franco Bechis

Giorgia dà la bozza della legge di bilancio

Erano parecchi anni che non si sentiva parlare un capo di governo che fosse anche un leader politico a tutto tondo, e ieri con Giorgia Meloni si è sentita la differenza netta rispetto alla passata legislatura. Come è naturale in politica gli argomenti sono sempre discutibili e le opinioni giustamente diverse, mancava da troppo tempo però a una democrazia come quella italiana la presenza di un leader di una vera maggioranza politica e ieri si è sentita la differenza sia nel discorso iniziale sulla fiducia – identitario ma anche istituzionale – che soprattutto nella replica fatta a braccio, un pizzico più politica e concreta. Il discorso era programmatico di legislatura, quindi per forza di cose non particolareggiato.

Ma un po’ di dettaglio è emerso. Sul Pnrr ad esempio ha spiegato efficacemente che l’Italia riceverà (e in parte ha già ricevuto) gratis dalla Ue 68 miliardi di euro, ma bisogna tenere conto che nello stesso tempo metterà 34 miliardi per fare funzionare l’Unione. Quindi netti riceve in tutto un aiuto di 34 miliardi. Il grosso della somma è di 122 miliardi ed è a debito, quindi da restituire. Per questo vanno usati bene, e non essendo riuscito nemmeno Mario Draghi a mettere a terra gli appalti per il loro impiego – tanto è che dei 29 miliardi previsti nel 2022 ne vengono impegnati poco più della metà – è chiaro che c’è qualcosa che non funziona e che deve essere cambiato. «Per cui», ha detto la Meloni, «io non capisco la tesi di chi dice che niente è possibile toccare, come se noi non ci rendessimo conto che con l’aumento dei costi delle materie prime le gare che devono mettere a terra quelle risorse andranno deserte».

La rivoluzione del Fisco

Sul Fisco ha annunciato una vera e propria rivoluzione copernicana nella lotta all’evasione, puntando sulle somme recuperate e incassate e non su quelle semplicemente accertate che consentono ai veri governi di avere recuperato chissà che lasciando poi tutto immutato, perché partono cartelle un po’ a vanvera e alla fine viene incassato poco o nulla. Ci sarà la pace fiscale promessa dal centrodestra già in legge di bilancio. E la flat tax sarà estesa alle partite Iva fino a 100 mila euro in attesa di un provvedimento più largo sulle tasse che sarà definito nel 2023.

La detassazione dei premi

Prevista anche una detassazione dei premi di produttività e dei fringe benefits aziendali e una riduzione dell’Iva al 5% su una platea di beni più larga. Sulle pensioni ha annunciato la proroga di tutti i correttivi della legge Fornero in vigore ma in scadenza a fine anno per non fare scattare di nuovo la legge Fornero dal primo gennaio. E allo stesso modo verranno prorogati su dicembre e il primo trimestre degli anni i decreti aiuti di Mario Draghi sulla energia «rafforzando» però quelle misure, quindi concedendo qualcosina in più del governo precedente.

Non è pochissimo e già un’impronta diversa si vede, mentre altri provvedimenti saranno invece adottati nel corso della legislatura, partendo da una riduzione del cuneo fiscale di almeno cinque punti richiesta a gran voce «da imprese e lavoratori». Si interverrà anche sulla riforma del reddito di cittadinanza, aumentando l’importo concesso agli indigenti ma smettendo di mantenere a casa chi invece può trovare un lavoro. Naturalmente tutte cose che andranno verificate una volta che saranno davvero presentate al Parlamento.

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