I concerti tornano a rischio, ma non per il motivo che pensate
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

CronacaDa non perdere Gio 28 luglio 2022

I concerti tornano a rischio, ma non per il motivo che pensate

Alcuni festival lirici, cantanti e orchestrali, scenografi e direttori sono precipitati per un capriccio aritmetico nel girone degli evasori. I concerti tornano a rischio, ma non per il motivo che pensate
Carlo Cambi
di 
Carlo Cambi

La beffa dell’Agenzia delle Entrate

L’algoritmo che perseguita fiscalmente baritoni e primi violini è la sceneggiatura più calzante del melodramma Italia inteso come Stato che spreca i pubblici denari (cioè i soldi dei contribuenti), obbedisce alle lobby burocratiche ed è incapace di avere un’idea di sviluppo. Nel momento in cui sono in cartellone, dopo due anni di silenzio forzato, alcuni monumenti della nostra cultura quali le partiture – andando per cronologia – di Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini in alcuni festival lirici di eccezionale valore cantanti e orchestrali, scenografi e direttori sono precipitati per un capriccio aritmetico nel girone degli evasori e come tali dannati. Hanno il marchio a vita del Durc – il documento unico di regolarità contributiva – sgualcito da forse mancati versamenti causa Covid e dunque non hanno più la prova di esistenza in vita fiscale e burocratica.

L’allarme di Assolirica

Dopo il grido di allarme di Assolirica – l’associazione che riunisce le partite Iva del teatro dal vivo – raccolto eri dal senatore Andrea Cangini e raccontato da Verità& Affari emerge una nuova denuncia. Arriva da Unisca, una sorta di “piattaforma” di coordinamento nata lo scorso anno per «supportare il futuro dell’intera filiera del mondo dello spettacolo in un periodo di così lunga e forzata inattività», che ha inviato a Senato e Camera una lettera inequivocabile: «Mancate erogazioni di sostegni per il comparto dello spettacolo dal vivo». Il presidente di Unisca, Michele Massimo Pontoriero è preciso nell’indicare che i soldi a chi è rimasto escluso dalla giostra dei Dpcm del periodo Covid non sono mai arrivati. «Vogliamo far conoscere – è scritto nella lettera – lo stato di difficoltà estrema in cui versano gli operatori dello spettacolo dal vivo, con particolare riferimento alle piccole e micro imprese del comparto della musica, che operano al di fuori del perimetro del Fus (Fondo unico dello spettacolo che è una sorta di dominio del ministero dei Beni culturali finanziato dai soldi dei contribuenti, ndr) a seguito delle restrizioni per l’emergenza epidemica». Come dire: il virus sarà anche passato, ma il nostro long-Covid si chiama impossibilità di lavorare e tasche vuote.

Continua a leggere sulla copia digitale del giornale 

 
Condividi articolo