Abi, il rialzo dei tassi frena la crescita dei prestiti
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FamigliePrimo piano Mar 18 aprile 2023

Abi, a marzo il rialzo dei tassi frena la crescita dei prestiti

I prestiti delle banche italiane a imprese e famiglie sono aumentati dello 0,5% rispetto a un anno prima, rallentando dal +1% di febbraio. Abi, a marzo il rialzo dei tassi frena la crescita dei prestiti
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Per l’Abi la stretta monetaria pesa sula crescita dei prestiti

A marzo 2023, i prestiti delle banche italiane a imprese e famiglie sono aumentati dello 0,5% rispetto a un anno prima, rallentando dal +1% di febbraio. Lo afferma l’Associazione bancaria italiana (ABI) nel suo report mensile, dal quale emerge che a febbraio 2023 i prestiti alle imprese sono diminuiti dello 0,5% e alle famiglie erano cresciuti del 2,5%.

I tassi

Continua l’aumento dei tassi in seguito ai rialzi attuati dalla BCE: il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 3,81% (3,65% nel mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007); il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 3,90% (3,55% il mese precedente; 5,48% a fine 2007); il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è stato il 4,00% (3,76% il mese precedente, 5,72% a fine 2007).

La qualità del credito

Le sofferenze nette (cioè al netto di svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a febbraio 2023 sono state 15,5 miliardi di euro, in lieve ulteriore aumento (erano 14,2 miliardi a dicembre 2022 e 15,3 miliardi a gennaio 2023) e inferiori di circa 2,4 miliardi rispetto a febbraio 2022. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi) il calo è di 73,3 miliardi. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è stato pari allo 0,89% a febbraio 2023 rispetto allo 0,81% di dicembre 2022, all’1,03% di febbraio 2022 e al 4,89% a novembre 2015.

La raccolta da clientela

In Italia, a marzo 2023, la dinamica della raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) è risultata in calo dell’1,6% su base annua.

In dettaglio, i depositi sono scesi del 2,9% rispetto a un anno prima, mentre la raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, è cresciuta rispetto ad un anno prima (+10,9%).

La riduzione dei depositi è imputabile prevalentemente alle imprese che avevano registrato tra dicembre 2019 e luglio 2022 un incremento dei depositi di oltre 130 miliardi di euro, mentre per la raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche si rileva un incremento di circa 163 miliardi tra febbraio 2022 e febbraio 2023, di cui 88,7 miliardi riconducibili alle famiglie, 27,9 alle imprese e il restante agli altri settori.

I tassi sulla raccolta

A marzo 2023, il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è in Italia cresciuto allo 0,80%, (0,71% nel mese precedente).

In particolare, il tasso praticato sui soli depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito) è allo 0,61% (0,54% nel mese precedente), mentre il tasso praticato sui soli depositi in conto corrente è lo 0,26%, “tenendo conto che il conto corrente permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, si legge nel rapporto.

Inoltre, il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) a febbraio 2023 è in aumento al 2,50% (0,57% a febbraio 2022) e il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni a tasso fisso è passato dallo 0,58% di febbraio 2022 al 4,01% di febbraio 2023.

(Teleborsa) 

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