La produzione degli autobus Iveco torna in Italia e diventa “green”
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Imprese Mar 21 giugno 2022

La produzione degli autobus Iveco torna in Italia e diventa “green”

Gli autobus di Iveco torneranno ad essere prodotti in Italia dopo che alcuni anni fa venne presa la decisione di trasferirne la produzione. La produzione degli autobus Iveco torna in Italia e diventa “green” CNH INDUSTRIAL IVECO
Giulia Cazzaniga
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Giulia Cazzaniga

Gli autobus Iveco tornano in Italia

Per produrli verranno formati dipendenti già in organico e ne verranno pure assunti altri anche se quanti, ancora, non si sa. Si sa però già dove: tra Torino e Foggia. Gli autobus di Iveco torneranno ad essere prodotti in Italia dopo che alcuni anni fa venne presa la decisione di trasferirne altrove la produzione. L’annuncio dato ieri da Torino dall’azienda ha suscitato il plauso immediato del ministro Giancarlo Giorgetti: «Dopo tante chiacchiere sul reshoring, arrivano i fatti», ha detto: «Una bellissima notizia per il rilancio dell’industria italiana» e un «segnale concreto dell’attuazione dei sostegni» del governo. E le sue parole fanno sperare che l’investimento sarà approvato in tempi rapidi.

Tecnologia innovativa

La società ha infatti fatto sapere che è in corso di presentazione per il marchio Iveco Bus una richiesta di accesso ai contratti di sviluppo del ministero dello Sviluppo economico, per avviare investimenti manifatturieri e attività di ricerca e sviluppo. I mezzi saranno basati su tecnologie di ultima generazione: propulsioni elettriche a batterie e a idrogeno. A esprimere soddisfazione, anche i sindacati: in coro, ieri, hanno chiesto che i fondi del Pnrr vadano a beneficio dell’economia reale e a sostegno della transizione energetica. Le opportunità sono infatti quei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Oggi a Torino e a Foggia gli stabilimenti si sono specializzati nella produzione di motori industriali a combustione interna, ma il piano del gruppo prevede di potenziare in Piemonte le attività di ingegnerizzazione e fabbricazione di batterie elettriche, mentre in Puglia si potrebbero installare, se tutto andrà per il verso giusto, nuove linee per il montaggio finale degli autobus a zero o a basse emissioni. La lavorazione iniziale dei mezzi sarà quindi avviata negli altri impianti del gruppo – sono 28 in tutto il mondo, e impiegano 34mila persone – e poi arricchite sul territorio nostrano.

La tabella di marcia, dopo che la richiesta sarà accettata, prevede una fase progettuale avanzata e operativa già entro l’anno. Per produrre i primi autobus nella primavera del prossimo. A parlare per Iveco è stato Domenico Nucera: ha assicurato che il gruppo vuole giocare «un ruolo da protagonista nel necessario e urgente processo di rinnovamento del parco circolante italiano per il trasporto pubblico locale», e anche «contribuire allo sviluppo economico del Paese».

La fabbricazione e le relative attività di ricerca e sviluppo sulle batterie, così come le forniture motoristiche dei veicoli a basse emissioni, saranno affidate a FPT Industrial, il brand del gruppo dedicato alle tecnologie “powertrain”. Il titolo Iveco, ieri, ha segnato un rialzo del 2,41% dopo l’annuncio. Da quel che si legge sul sito dell’azienda, oggi gli autobus di Iveco a gas naturale in servizio in tutta Europa sono attualmente 5.500, oltre ai 300 in Azerbaigian e i 1.400 nelle reti di Pechino e Shanghai. La trazione ibrida di serie è prevista per la gamma di 12 e 18 metri. Ad essere alimentato al 100% in elettrico c’è poi il Daily minibus.

Meno burocrazia

Il ministro Giorgetti, oltre ad auspicare che questo sia solo il primo di altri annunci, ha evidenziato come tornerà utile la cosiddetta «norma sul fast track», da lui «fortemente voluta»: a inizio maggio ha infatti promosso un nuovo meccanismo che consentirebbe di velocizzare e superare eventuali ostacoli burocratici per realizzare investimenti strategici in Italia. «Nel mercato delle rilocalizzazioni, cioè delle imprese che decidono di tornare in Europa, dobbiamo essere pronti a superare le lungaggini burocratiche che talvolta hanno sconsigliato di investire nel nostro Paese», aveva annunciato presentando il Decreto Aiuti. Ora, la possibilità di mettere alla prova lo snellimento della burocrazia.

 

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