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ContrappuntoPolitica Mar 04 aprile 2023

Le piazze dei diritti e quelle della delegittimazione

Chi ha perso le elezioni deve esercitare l’opposizione. Con i mezzi che la Costituzione, mette a disposizione delle minoranze. Le piazze dei diritti e quelle della delegittimazione PROTESTE NO GREEN PASS AL PORTO DI GENOVA, MANIFESTANTI , PROTESTA, BANDIERA ITALIANA, TRICOLORE, LAVORATORI PORTUALI
Riccardo Riccardi
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Riccardo Riccardi

Le piazze tra diritti e delegittimazione

È stato scritto su un quotidiano che “le manifestazioni di piazza sono un aspetto del tutto coerente con la realtà quotidiana della democrazia”. In Francia una moltitudine ha manifestato contro la riforma delle pensioni voluta da Macron. Israele in strada contro un emendamento della giustizia. In Iran polizia armata ha maramaldeggiato contro chi protestava per i soprusi subiti dalle donne. E potremmo seguitare.

Gli strumenti dell’opposizione

In Italia un esponente politico, eletto a capo dei deputati, ha affermato la sua competenza sulla opposizione in Parlamento, mentre quella sulle piazze spetta alla segreteria. Diritto legittimo lo sciopero se a tutela dei lavoratori (salari, sicurezza ecc.). Corteo quando lo scopo è politico. Partiamo dalla situazione italiana che ci riguarda da vicino. Passati circa 7 mesi dalla celebrazione del voto, da 5 c’è, dopo molti anni, un governo politico con a capo una giovane, brava e volitiva. Chi ha perso le elezioni, legittimamente, per la salute della democrazia, deve esercitare l’opposizione. Come? Con tutti i mezzi che la Costituzione, ancora inapplicata in alcune parti, mette a disposizione delle minoranze.

La delega del popolo

Quando la dialettica è corretta il gioco con il governo del popolo non ha bari. Diverso il caso della delegittimazione o contestazione. A prescindere. Contro gli intrusi che si sono permessi di occupare le leve di comando per vittoria elettorale e non per quel dono divino che spetta a chi detiene una superiorità morale ed intellettuale. Apodittica. Quindi protesta all’aria aperta. Le decisioni maggioritarie non sono dogmatiche. Tuttaltro. Si possono partorire leggi sbagliate o ingiuste sia per la parte vincente che per quella avversaria. Non esiste il monopolio della verità. Questa è democrazia. Si governa su delega del popolo sovrano.

“Abbattere il principe”

La Storia ci ricorda delle molte rivoluzioni, per lo più sanguinose, che hanno abbattuto il Principe e sparso odii violenti. Il nuovo Principe, cantore di libertà, perequazione, abbattimento di privilegi e povertà si è spesso rivelato peggiore del predecessore. Numerosi sono gli esempi nell’800 e nel ‘900. Poi è sembrato, soprattutto in Italia che la guida, una volta al potere, divenisse espressione di tutta la Nazione. Non così per le tante quotidiane falsificazioni.

Al di là di ulteriori elucubrazioni quali posizioni verso la piazza? Giuste sempre le rivendicazioni manifestate? Ovvero costituiscono rumori e silenzi assordanti nel suono di trombette stridenti? E gravi disagi economici per la collettività costretta a subire? Non esiste una risposta dogmatica. Corrette e coraggiosamente patriottiche, sono le grida contro le oppressioni.

Mortificazione della fiducia

Cicerone affermò dura lex sed lex. Chi legifera fa politica che può essere anche l’arte dell’inganno. Non sempre e comunque non a prescindere. L’Italia ha una grande Storia millenaria. Quella del governo nato dal popolo è attualità. Il mondo è cambiato e si modifica ad horas.

Lo Stivale porta legato alla caviglia il debito pubblico più alto. Che non è default. Tuttaltro. Esiste una contropartita ricca. Ma la ricchezza non è equamente distribuita. Le notizie ed i commenti, molto spesso fake news, inquinano la veritiera rappresentazione del tempo che fa. Si instilla il dubbio e si mortifica la fiducia nella democrazia. Quella parlamentare non della piazza. Talvolta oligarchicamente autoritaria.

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