L'idea del Pd, raddoppiare i soldi ai partiti: 50 milioni con l'Irpef
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Da non perdere/Politica
Da non perderePolitica Dom 14 agosto 2022

L'idea del Pd, raddoppiare i soldi ai partiti: fino a 50 milioni con l'Irpef

Arriva dal Partito democratico un pacchetto di disegni di legge che punta a raddoppiare il finanziamento pubblico ai partiti politici L'idea del Pd, raddoppiare i soldi ai partiti: fino a 50 milioni con l'Irpef
Chris Bonface
di 
Chris Bonface

.

L’idea di aumentare i soldi ai partiti

Proprio alla fine della legislatura arriva dal Partito democratico di Enrico Letta un pacchetto di disegni di legge che punta da un lato a raddoppiare e più il finanziamento pubblico ai partiti politici e dall’altro a fare stare un po’ meglio i nuovi eletti adeguando il loro trattamento economico anche sotto il profilo dei rimborsi a quello previsto dal Parlamento europeo e rimborsando loro le spese per la nascita e il primo mantenimento di ogni figlio. Evidentemente ci sono pochi politici giovani e si vuole dare un impulso alla natalità di categoria.

L’aumento dell’Irpfe per i partiti

La prima idea è contenuta in un disegno di legge Pd presentato nel dicembre scorso e assegnato proprio alla fine della legislatura alle commissioni di merito, con primo firmatario il siciliano Fausto Raciti, che è stato anche il primo segretario dei giovani democratici. Il meccanismo è semplicissimo: il solo finanziamento pubblico oggi alla politica è quello del 2 per mille Irpef versato secondo le scelte dei contribuenti italiani durante la dichiarazione dei redditi. Secondo il Pd quella somma andrebbe raddoppiata, facendola diventare un 4 per mille Irpef. Ma non basta: si vuole introdurre lo stesso identico sistema previsto con l’8 per mille Irpef di cui beneficiano sia lo Stato che soprattutto la Chiesa italiana, ripartendo pro quota fra i protagonisti con la stessa proporzione delle scelte fatte anche quelle non espressamente dichiarate.

Il Pd si rende conto che in questo modo arriverebbe ai partiti una montagna di denaro mai vista nella storia repubblicana, e quindi inserisce un massimale a quanto può essere distribuito con fondi pubblici: 50 milioni di euro. Ma anche così è un bel regalo. Ad oggi i contribuenti italiani, che sono 41,5 milioni, scelgono di devolvere il loro due per mille Irpef (che comunque dovrebbero pagare all’erario, per questo si tratta di finanziamento pubblico) in meno di 1,4 milioni. Sceglie di fare aiutare dallo Stato il proprio partito dunque solo il 3,3% dei contribuenti. Non vuole dare soldi pubblici ai partiti invece il 96,7% dei contribuenti italiani. Con la proposta Pd sarebbe costretto a farlo invece a sua insaputa il 100% degli italiani. Il tetto però limita un po’ i danni fatti a loro: rispetto agli attuali 18,5 milioni di euro nelle casse dei partiti politici ne arriverebbero quasi 3 volte tanto: 50 milioni di euro.

Aumentare i rimborsi

C’è gloria anche per i parlamentari grazie a un altro disegno di legge Pd con primo firmatario l’ex tesoriere del partito Luigi Zanda, «Nuove norme in materia di adeguamento del trattamento economico dei membri del Parlamento a quello dei parlamentari europei». Un bell’aumento della indennità parlamentare e dei rimborsi a forfait per la vita a Roma mutuato da quello generosamente concesso ai membri dell’Europarlamento. Così motivato: «i ripetuti interventi degli ultimi anni hanno finito col negare la ratio originaria della Costituzione, in nome di un’impropria e allarmante identificazione del trattamento economico dei parlamentari con uno dei tanti costi della politica. In definitiva, il trattamento dei parlamentari è stato spesso identificato come un odioso privilegio della politica e non già come la garanzia di indipendenza del potere legislativo, punto essenziale di tutte le moderne democrazie liberali».

E in aggiunta: «Per quanto riguarda le spese mediche e quelle derivanti da gravidanza o dalla nascita di un figlio, analogamente a quanto previsto presso il Parlamento europeo, il disegno di legge prevede che esse siano rimborsate dalle Camere ai parlamentari in carica, ai parlamentari cessati dal mandato titolari di un’indennità transitoria, di un trattamento differito di natura assicurativa o di una pensione di invalidità, nonché ai beneficiari delle prestazioni di reversibilità connesse al trattamento differito di natura assicurativa e all’eventuale pensione di invalidità».

Condividi articolo