Tajani prenota la ricostruzione dell'Ucraina con le imprese italiane
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Politica Lun 19 dicembre 2022

Tajani prenota la ricostruzione dell'Ucraina con le imprese italiane

L'Ucraina è un Paese da ricostruire politicamente ed economicamente, dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al Messaggero.  Tajani prenota la ricostruzione dell'Ucraina con le imprese italiane
Redazione Verità&Affari
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La ricostruzione in Ucraina

L’Ucraina è un Paese da ricostruire politicamente ed economicamente, dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al Messaggero. “Abbiamo già assunto un ruolo importante – spiega – Dal punto di vista economico, stiamo sostenendo in tutti i modi l’Ucraina. Altri dieci milioni di euro li abbiamo appena stanziati per questo Paese. Poi, una volta finita la guerra e dobbiamo fare di tutto per farla finire, si tratterà di ricostruire. Siccome l’Ucraina è un Paese candidato all’ingresso nell’Ue, l’Italia vuole essere parte importante della ricostruzione. Intendiamo essere in prima linea in questo impegno importante per tutti”.

“Si è deciso – aggiunge il ministro – di dare vita a una piattaforma europea per gli aiuti civili e noi siamo parte integrante di questo progetto. Stiamo già pensando a che cosa potranno fare le nostre imprese. Dovranno essere protagoniste della ricostruzione e dell’ammodernamento delle infrastrutture in Ucraina. Ma non solo questo. Si tratta di dare nuova vita e nuovo futuro alle città e di rifarle: dall’edilizia scolastica a quella abitativa e a quella istituzionale. Ci sarà molto lavoro e molti cantieri da mettere su. Servono investimenti importanti e il governo italiano sosterrà la partecipazione delle nostre imprese”. Nella pratica, “già nei prossimi giorni, ci saranno i primi incontri tecnici alla Farnesina con le organizzazioni imprenditoriali. Non sarebbe male dare vita a un Recovery Fund dedicato alla ricostruzione dell’Ucraina”.

L’Italia si farà portavoce di questo progetto di ricostruzione: “È l’idea che proporrò, a brevissimo, al governo. Ma certamente l’Italia deve essere pronta a mettere a disposizione tutto il nostro saper fare e le nostre industrie che sono all’avanguardia, per rimettere in piedi quel pezzo d’Europa e per far diventare pienamente l’Ucraina parte dell’Europa. Si potrebbero realizzare joint venture con imprese ucraine e lavorare insieme”. Ma per fare tutto questo bisogna superare la concorrenza di Paesi – dalla Francia alla Germania – che tengono fortissimamente ai propri interessi e all’espansione di questi: “Noi non dobbiamo essere da meno. La competizione fa parte del gioco. Abbiamo in Italia imprese di qualità e straordinaria e siamo assolutamente in grado di giocarci la partita della ricostruzione ad armi pari. Oltretutto, possiamo creare in Ucraina e per l’Ucraina partnership con altre aziende europee. La Ue deve lavorare tutta insieme per il futuro di quel Paese martoriato”.

Ora però c’è la guerra e non sembra vicina a concludersi: “Proprio per questo – insiste Tajani – dobbiamo fare di tutto perché finisca al più presto. E impegnarci per la ricostruzione e per la crescita dell’Ucraina. Quando quel Paese sarà parte della Ue, quel mercato sarà un mercato interno europeo. Tutte le nostre forze devono essere impegnate per fare dell’Ucraina un Paese moderno e con infrastrutture di alta funzionalità”.

Magari l’Ucraina può anche diventare – per via del basso costo della manodopera – un posto dove le aziende italiane possono localizzare: “Noi vogliamo internazionalizzare ancora di più le nostre imprese. Vuol dire che la base resta in Italia ma che si fanno lavori ovunque. E l’Ucraina da questo punto di vista può essere un’occasione sia per noi sia per loro”. Certo se l’Italia continua a litigare con Bruxelles, si finisce per indebolire e non per aumentare il nostro peso dappertutto: “Noi non stiamo affatto litigando con l’Europa. Stiamo facendo valere le nostre ragioni, proprio per essere protagonisti in Europa. Vogliamo che ci sia più Italia in Europa. È quello, e lo dico a ragion veduta da ex presidente del Parlamento europeo e da conoscitore diretto delle dinamiche di Bruxelles, che i francesi fanno per la Francia e i tedeschi fanno per la Germania. Su questo abbiamo molto da imparare da loro. Finalmente, l’Italia ha deciso di recuperare”, conclude Tajani.

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