Salgono occupazione e salari, ma non le Borse
I listini del Vecchio continente tornano a spaventarsi per un eventuale stretta aggressiva da parte della Fed a causa di un mercato del lavoro Usa più in salute del previsto.
Le Borse europee riportano indietro le lancette dell’orologio
I listini del Vecchio continente tornano a spaventarsi per un eventuale stretta aggressiva da parte della Fed a causa di un mercato del lavoro Usa più in salute del previsto. Su una seduta già non particolarmente vivace, infatti, sono piombati i dati sull’occupazione statunitense: 263mila posti creati a novembre contro stime per 200mila, con anche i salari in crescita. Trend che, almeno questo è il timore degli osservatori, potrebbero indurre Jerome Powell a rimandare il tanto atteso rallentamento nel rialzo dei tassi d’interesse (ipotizzato dallo stesso presidente Fed solo qualche giorno fa).
Sui mercati non mancano le preoccupazioni
Sullo sfondo restano i timori per lo stato di salute dell’economia Ue, le tensioni in Ucraina e l’avvicinarsi dell’entrata in vigore dell’embargo europeo sul greggio russo, che scatterà tra 72 ore. Preoccupazioni che alla fine hanno portato gli indici del Vecchio Continente, in scia a Wall Street, a terminare sottotono l’ultima seduta della settimana, con le vendite concentrate su energia, utility e tecnologiche. Francoforte in lieve rialzo, Londra sulla parità e le altre piazze in negativo, dietro Wall Street che procede in ribasso. In particolare. Milano lascia sul terreno lo 0,26%.