Draghi e la vendita di Ita ai tedeschi: perchè torna in discussione
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CronacaPrimo piano Mer 03 agosto 2022

Draghi e la vendita di Ita ai tedeschi: perchè ora torna in discussione

Il premier Mario Draghi ha intenzione di chiudere al più presto la privatizzazione di Ita Airways, ma Giorgia Meloni lo ha messo in guardia. Draghi e la vendita di Ita ai tedeschi: perchè ora torna in discussione FABIO LAZZERINI ITA AIRWAYS
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

La vendita di Ita

Il premier Mario Draghi ha intenzione di chiudere al più presto la privatizzazione di Ita Airways, ma Giorgia Meloni lo ha messo in guardia. «Mi auguro che il presidente Draghi smentisca l’ipotesi di un’accelerazione del processo di vendita di Ita a Lufthansa – ha detto la leader di Fratelli d’Italia -. È un argomento del quale si sta parlando molto sui media e che ci fa letteralmente sobbalzare visto che il governo è dimissionario e può occuparsi solo di affari correnti. Questo non lo sarebbe affatto».

L’avvertimento

Che cosa ha spinto Meloni a portare quest’affondo? Le notizie che rimbalzano sui media, i quali riportano che Draghi punta a chiudere l’affare Ita verso metà agosto, cioè prima delle elezioni politiche del 25 settembre. «Saremmo tutti molto più sereni se arrivasse dal presidente Draghi una sua smentita. Dal 25 settembre in poi tutto potrà cambiare e al rilancio della nostra compagnia aerea di bandiera penserà chi governerà – ha sottolineato la leader del centrodestra -. Ora che abbiamo affrontato sacrifici indicibili per comprimerne i costi, occorre valutare con attenzione la presenza dello Stato nella compagnia e la partecipazione azionaria di altri partner».

Tecnicamente Draghi, anche da premier dimissionario, potrebbe dare il via libera per la trattativa in esclusiva a Msc-Lufthansa. Secondo il ministero dell’Economia, unico azionista della compagnia aerea, l’offerta darebbe migliori prospettive rispetto a quella del fondo statunitense Certares in partnership commerciale con Air France-Klm e Delta Airlines. L’ultima cifra messa sul piatto da Msc-Lufthansa sarebbe 900 milioni di euro, in ribasso rispetto agli 1,2 miliardi di gennaio e al miliardo di maggio. Alla cordata guidata dal Gruppo Aponte andrebbe una quota complessiva dell’80%, col 60% a Msc e il 20% a Lufthansa, mentre il restante 20% rimarrebbe ancora nelle mani del Mef. Immediate le reazioni in Germania. Il quotidiano economico Handelsblatt ha scritto che «se Meloni dovesse effettivamente diventare capo del governo, Lufthansa dovrebbe probabilmente accantonare il suo progetto di ingresso in Ita».

Il centrodestra

Il centrodestra, nel frattempo, cammina spedito per definire il programma elettorale. Ormai è stato allestito un tavolo permanente tra gli esponenti di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Udc. Dopo l’inziale accordo su premiership e suddivisione dei collegi, lunedì è stata la volta della «totale condivisione sulla riforma presidenziale e sulle autonomie». Ieri, invece, la riunione è stata dedicata al voto nelle circoscrizioni estere dove gli esponenti del centrodestra hanno discusso sulla presentazione di un logo unico. È stato Silvio Berlusconi a lanciare online l’idea, con i nomi dei tre leader assieme ai simboli dei partiti. La decisione definitiva dovrà essere confermata oggi, nonostante le rimostranze dei centristi Udc che vorrebbero inserire il quarto simbolo per avere anche loro visibilità. Ma in due giorni di carne sul fuoco se n’è messa tanta: fisco, lotta all’immigrazione clandestina, sicurezza, sostegno all’economia e rispetto degli impegni in politica estera (leggesi Ucraina).

E poi, nonostante alcune perplessità, c’è condivisione anche sulla riforma presidenzialista, fortemente voluta da Giorgia Meloni, e sull’autonomia differenziata per le regioni, cavallo di battaglia di Matteo Salvini. «L’autonomia sarà il tema centrale del governo di centrodestra e dei primi consigli dei ministri – ha detto il leader della Lega -. Se FdI chiede in cambio il presidenzialismo lo firmo subito». Il capogruppo alla Camera di FdI, Francesco Lollobrigida, ricorda che autonomia e presidenzialismo devono avere un percorso parallelo. Ma i toni sono concilianti. «Salvini, come noi e dopo un lungo percorso della Lega iniziato da posizioni differenti, ha già da tempo sposato il presidenzialismo come garanzia della sovranità popolare e di efficienza dello Stato. Identico processo che abbiamo fatto noi sull’autonomia, inteso come percorso parallelo con le stesse finalità».

Un’altra questione da dirimere è quella proposta dal Carroccio, cioè presentare subito la lista dei ministri. Salvini, che vorrebbe tornare a guidare il Viminale, è convinto che indicare in anticipo la squadra di governo possa portare consensi. Ma Fratelli d’Italia frena, temendo che il “totoministri” possa alimentare invece divisioni e soprattutto fare uno sgarbo al Quirinale, al quale spetta formalmente la nomina dei ministri. Ma sono differenze che tutti ritengono facilmente superabili nei prossimi giorni.

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