Tetto al prezzo del gas, tutti i dubbi sull'efficacia - V&A
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AperturaEnergia Mar 20 dicembre 2022

Più volatilità, più opacità, pochi vantaggi. Tutti i dubbi sul tetto europeo al prezzo del gas

L'accordo raggiunto a Bruxelles sul tetto al prezzo del gas è stato accolto dai leader europei con entusiasmo. Non sempre giustificato. Più volatilità, più opacità, pochi vantaggi. Tutti i dubbi sul tetto europeo al prezzo del gas
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Il tetto al prezzo del gas: fu vera gloria?

Nonostante l’entusiasmo con cui i leader politici europei hanno celebrato l’accordo raggiunto ieri durante il Consiglio Affari energia di Bruxelles sul tetto al prezzo del gas, il giorno dopo affiorano i primi dubbi sulla reale portata della misura. Ecco una rassegna delle principali obiezioni.

Il tetto non è proprio a 180 euro

Il tetto al prezzo non scatta semplicemente quando le quotazioni dei futures scambiati alla borsa di Amsterdam superano i 180 euro al megawattora. E’ necessario anche che questa soglia venga superata per tre giorni lavorativi di fila. E che il prezzo sia comunque superiore di 35 euro a quello del gas naturale liquefatto.

Se quest’ultimo, per fare un esempio, salisse a 200 euro, il tetto al prezzo del gas in Europa scatterebbe solo a 235 euro. Il particolare è decisivo. Come spiega Sergio Giraldo sulla Verità, infatti, “la domanda europea è fortemente esposta al mercato Lng (gas naturale liquefatto, ndr.) dopo la rinuncia al gas russo, ed è ora in competizione con la domanda asiatica. Se e quando la Cina dovesse mostrare segnali di ripresa, il prezzo del Lng salirebbe trascinando il tetto dinamico, aggiunto del premio di 35 euro per megawatt/ora, che a quel punto perderebbe di senso”.

E comunque il tetto non ci avrebbe fatto risparmiare granché nei mesi scorsi

Peraltro, supponendo che il tetto fosse stato già in vigore negli scorsi mesi, e ammesso (e non concesso) che non avesse creato difficoltà nell’approvvigionamento (il timore più volte espresso dalla Germania è che in presenza di un tetto artificiale i venditori possano rivolgersi ad altri acquirenti, magari in Asia; l’accordo europeo risponde a queste obiezioni dando alla Commissione il potere di cancellare il tetto se tra gli effetti collaterali ci fosse un calo dell’offerta di gas messa a disposizione degli europei), quanto avremmo risparmiato in questo 2022?

I calcoli li ha fatti il ricercatore dell’Ispi Matteo Villa: con un tetto a 180 euro, il prezzo medio del gas sarebbe stato quest’anno di 128 euro a megawattora, invece di 134 euro. “Le reazioni entusiaste sull’accordo per il tetto al prezzo del gas fanno sorridere”, commenta Villa. Da notare: il prezzo medio del gas nel periodo 2013-2020 era stato di 22 euro a megawattora…

Il rischio di contratti poco trasparenti

Un altro punto critico riguarda il possibile aumento del ricorso a piattaforme alternative per le contrattazioni. Il tetto non si applica infatti ai contratti bilaterali (Otc), più opachi e meno regolamentati di quelli alla borsa di Amsterdam. Ecco allora che, dice sempre Giraldo, “potrebbe verificarsi un crollo di liquidità agli hub regolamentati e un’impennata degli scambi Otc, cosa che rende meno trasparente il prezzo e mette a rischio la tenuta finanziaria dell’intera area euro”.

Una lettura fatta propria anche da Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza T-Commodity, che su Twitter scrive: “La liquidità si sposterà sui contratti OTC diminuendo ulteriormente quella già esigua sui future scambiati al TTF e dunque amplificando la volatilità dei prezzi“.

Il futuro della borsa di Amsterdam

Ma in sospeso è anche il destino stesso del Ttf di Amsterdam come mercato di riferimento per l’Europa. A spiegarlo è Davide Tabarelli, fondatore di Nomisma Energia, sulla Stampa. Per lui il tetto al prezzo del gas è destinato a fallire. “Non sarà facile applicarlo, perché si forma su una borsa a termine fortemente finanziarizzata, gestita fuori dall’Ue, a Londra, all’Intercontinental Exchange, l’Ice. La borsa ha già fatto sapere che non accetterà imposizioni di questo tipo e che potrebbe decidere di chiudere o di spostare la consegna fisica fuori da Amsterdam. Se dovesse accadere, allora verrebbe meno la funzione del prezzo quali indicatore per il mercato europeo”.

L’incognita russa

Naturalmente in tutto questo c’è anche la variabile russa. Il Cremlino ha già fatto sapere di ritenere “inaccettabile” l’imposizione di un tetto, minacciando ritorsioni. Non è un caso se l’Ungheria, che negli scorsi mesi ha aumentato la quantità di gas importata da Mosca, abbia deciso di votare contro il tetto al prezzo del gas. Non lo applicherà e ci tiene a farlo sapere. Quanto al resto d’Europa, è vero che la dipendenza dal gas russo è ormai minima (in Italia è sotto al 10% dell’import totale di gas), ma la completa indipendenza si avrà solo a fine 2024. A meno, ovviamente, di non ridurre i consumi.

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