Open Fiber, Rossetti in uscita dopo aver chiesto 850 milioni
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AperturaTlc Gio 28 settembre 2023

Open Fiber, terremoto ai vertici. Fuori l'ad Rossetti, arriva Gola

Nuovo corso in casa Open Fiber. Fuori l'ad Mario Rossetti. Arriverà Giuseppe Gola, ingegnere elettronico, ex numero uno di Acea Open Fiber, terremoto ai vertici. Fuori l'ad Rossetti, arriva Gola SEDE OPEN FIBER ROMA
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

In casa Open Fiber i conti non quadrano. Così il governo ha chiesto e ottenuto l’uscita di scena dell’amministratore delegato Mario Rosetti. Non prima di aver trattato un accordo su buonuscita e manleva. Come anticipato da Verità&Affari lo scorso 24 luglio, in pole per rimpiazzare Rossetti c’è Giuseppe Gola, già ad di Acea, ma soprattutto un ingegnere elettronico con una lunga esperienza nelle telecomunicazioni da Enel fino ad Ipse per arrivare a Wind. Della questione si parlerà oggi nel consiglio di amministrazione di Cdp, socio al 60% di Open Fiber.  Seguirà poi il cda della società della fibra per formalizzare l’incarico del nuovo ad. 

GIUSEPPE GOLA

Così mentre Tim accorda una proroga per l’offerta sulla rete a Kkr, anche in Open Fiber cambia completamente lo scenario. Il governo di Giorgia Meloni e in particolare il sottosegretario Alessio Butti sono decisamente preoccupati per la delicata situazione finanziaria della società che ha più volte battuto cassa. La gestione di Rossetti ha infatti chiesto, senza successo, 850 milioni di extracosti, un anticipo sui fondi del Pnrr e un allungamento della concessione (da 20 a 30 anni) sulla rete in costruzione, appaltata dalla società del Mise, Infratel. Il tutto nel tentativo di rimettere a posto i conti. 

Il 2022 è stato un anno da dimenticare

MARIO ROSSETTI CEO OPEN FIBER

Il primo esercizio pieno della gestione di Rossetti, fortemente sostenuto da Franco Bassanini e dal numero uno di Cdp Dario Scannapieco, è stato disastroso. Open Fiber ha archiviato il 2022 con una posizione finanziaria netta negativa per 4,6 miliardi di euro, mentre gli investimenti effettuati nell’anno di riferimento sono stati oltre 1,5 miliardi di euro. I ricavi hanno registrato un aumento del 24% a circa 470 milioni di euro contro i 380 milioni di fine 2021. L’ebitda ha segnato una crescita del 18%, dai circa 152 milioni di euro del 2021 a circa 179 milioni. Una goccia nel mare rispetto alle necessità dell’azienda. Non a caso il gruppo ha archiviato l’esercizio con un risultato netto negativo da circa 162 milioni. Perdite che si sommano al rosso da 210 milioni del 2021. In totale 372 milioni.  

Intanto i debiti sono ulteriormente aumentati

La situazione finanziaria di Open Fiber è peggiorata nel 2023. Colpa forse anche del fatto che, nella sua gestione, Rossetti ha deciso di azzerare le prime linee dell’azienda rallentando di fatto le attività operative del gruppo. I ritardi si sono così cumulati e sono stati così evidenti che  Infratel, che ha gestito le gare d’appalto per la fibra, si è vista costretta a multare Open Fiber. Di qui un contezioso fra società pubbliche il cui conto è ancora da verificare. 

Il punto è che intanto sono aumentati anche i debiti. Valutata 7,3 miliardi ai tempi dell’uscita dell’Enel dal suo capitale, Open Fiber si stima chiuderà l’esercizio 2023 con 6 miliardi di debiti. Per avere un termine di paragone, basti pensare che il taglio del cuneo fiscale che il governo sta valutando in manovra vale fra i 4 e i 5 miliardi di euro. In sintesi, a questo punto della storia, rilanciare l’azienda senza capitali freschi è praticamente una missione impossibile. Tanto più che Cdp dovrà valutare il da farsi anche in funzione dei piani su Tim, pure quelli in ritardo. Con tutti gli annessi e connessi per la connettività e la competetività. del Paese. 

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